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Unieuro, pronto un piano di ristrutturazione e rilancio

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La distribuzione italiana è in recessione. Nel 2007 nonostante tanti annunci trionfali, molti hanno registrato una perdita di redditività. Like for like (a parità di punti vendita) i fatturati erano quasi tutti piatti, invariati rispetto al 2006. Solo il bianco registrava un incremento del 10% delle vendite e un margine ancora buono del 30-40%, salvando la caduta dei profitti dell’intero settore.
Poi è stata la volta anche del bianco. Divorati da promozioni e nuove aperture (con un costo medio per apertura di ormai 1/1,5 milioni di euro) le grandi catene e gruppi hanno inaugurato nel 2007 ben 128 nuove superfici (contro le 100 del 2006).

Soffre molto il comparto dell’elettronica di consumo. Negli ultimi 5 anni, infatti, si è verificata una vera e propria guerra dei prezzi che ha portato ad un crollo tra il 40 e il 70% dei listini e un calo generalizzato dei margini. La forte concorrenza sui prezzi operata dalla grande distribuzione ha portato nel 2007 l’elettronica di consumo ad un crollo della produzione (-11,6%), del fatturato (-7,3%) e dell’export (-17,2%).

Nel 2008 (fonte: Il Sole 24 Ore) si è abbattuta la prima vera crisi del mercato della tecnologia domestica: il taglio nelle vendite del bianco (il settore più redditizio) che nel primo bimestre ha raggiunto il 3-4%. Male anche la telefonia con un calo che ha toccato il 10% e la climatizzazione con riduzioni di ben il 50%.

LA RISTUTTURAZIONE UNIERURO – a confermare la situazione difficile per il comparto vi è anche una notizia recente che ha fatto scalpore. Unieuro, tra le principali insegne specializzate nella distribuzione di prodotti elettronici di consumo, ha annunciato che presto avvierà un processo di ristrutturazione. Nelle mani dell'inglese Dsgi (ex Dixons) dal 2002, il gruppo sta pianificando un rilancio attraverso tagli sostanziali alla sua rete sul territorio. Il 2007 infatti è stato un anno molto negativo: le vendite sono calate dell'11% circa (il fatturato è sceso sotto il miliardo di euro) e le quote di mercato si sono ridotte di 2-3 punti percentuali. Il direttore generale Mario Maiocchi, insediatosi a gennaio, ha presentato un piano che prevede la chiusura di 40 negozi (il 27% circa del totale) di cui alcuni inaugurati solo un anno fa. Il ridimensionamento che si intende realizzare è notevole, ma Maiocchi assicura che «sarà una ristrutturazione veloce perché già entro l'anno apriremo altre superfici per rilanciare il gruppo. Un'apertura a breve è prevista in provincia di Varese, poi altre in Lombardia e in tutta Italia».

Verranno chiusi i negozi dislocati in tutte le regioni, principalmente nel Nord ed infelici per dimensioni e posizioni. Alcuni sono molto obsoleti ma potrebbero interessare dal punto di vista immobiliare.
Riccardo Pasini, presidente di Elite, conferma che qualche punto vendita potrebbe forse tornare utile ai soci del gruppo che annovera aziende come la Comet di Bologna (un gigante nell'impiantistica e nell'elettrotecnica). Altri operatori hanno accolto l’annuncio freddamente. «Dobbiamo vedere dove sono questi negozi – sottolinea invece Carlo Alberto Lasagna, direttore generale di Expert Italia – alcuni nostri soci hanno la specializzazione di commercianti di prossimità e lavorano con negozi non grandi, forse qualche punto vendita dei 40 potrebbe andar bene».

Nessun interesse è giunto da Mediamarket, proprietario dele insegne Mediaworld e Saturn. Il suo è un layout completamente diverso da quello di Unieuro: il ceo Pier Luigi Bernasconi ha precisato che il modello organizzativo del gruppo prevede superfici commerciali oltre i 2.500 mq prevalentemente all'interno di centri commerciali con grani parcheggi. John Atch, direttore generale di Darty (gigante francese appartenente a Kesa Electrical), che vanta 13 punti vendita (di cui 10 a Milano) e un fatturato di 100 milioni di euro, invece ha dichiarato: «siamo pronti a fare acquisti e a trovare piccole catene locali con ottime posizioni e con una tradizionale clientela. Oggi il mercato è molto difficile, in futuro lo sarà ancora di più ma noi apriremo comunque almeno sei negozi. Per fare shopping si vedrà. Siamo qui».

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