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Strategie competitive del comparto del mobile imbottito

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Il progressivo inasprimento della tensione competitiva internazionale, spinge i competitors maggiori e più dinamici a orientare le proprie strategie verso il miglioramento della capacità manageriale e finanziaria, con l’obiettivo di passare da un approccio product-oriented, a uno più propriamente market oriented, in grado di valorizzare l’identità del brand e di generare una maggiore integrazione a valle con il retail, nella ricerca di un maggior controllo della catena del valore, per trasmettere al consumatore il valore del brand e monitorare costantemente l’evoluzione del mercato.

Si delinea la necessità rielaborare una nuova strategia di posizionamento competitivo, che punti a:
– una gestione manageriale di alto profilo;
– migliorare la capacità di incorporare nei prodotti quote crescenti di valore anche in termini di servizi aggiuntivi;
– potenziare i processi di internalizzazione commerciale e produttiva, delocalizzando le fasi a minor valore aggiunto;
– migliorare la capacità di interfaccia con il mercato attraverso lo sviluppo di forme di controllo sul versante distributivo;
– aumentare la dimensione d’impresa, attraverso uno sviluppo finanziario e manageriale e una collocazione sul mercato azionario;
– preservare il carattere distintivo del “made in Italy”;
– razionalizzare e pianificare la produzione nel medio-lungo periodo;
– introdurre innovazioni di processo e di prodotto;
– valorizzare le risorse umane e l’esperienza.

Per la sopravvivenza del settore servono azioni sinergiche di sistema tra le imprese, oltre a quanto possono internamente fare le singole imprese per superare le criticità del comparto. Razionalizzare e pianificare la produzione per massimizzare il controllo sulla gestione e sui costi, monitorare la commercializzazione del prodotto e sviluppare politiche di brand: ecco alcune delle scelte strategiche su cui orientarsi nel prossimo futuro, considerando, tra l’altro, che le imprese maggiormente in difficoltà sono i contoterzizti e i produttori di prodotti propri senza marchio. Per loro potrebbe risultare utile organizzare la filiera, da monte a valle, mettendo in rete le imprese che svolgono parti di fasi o intere fasi, individuando un possibile marchio che ne certifichi la tracciabilità, l’alta qualità identificativa del distretto.

Si tratta di azioni che richiedono un cambiamento innanzitutto di mentalità, difficili da avviare se non sono condivise oltre che dalle imprese, anche dalle associazioni di categoria e dalle istituzioni che devono supportare e, laddove possibile anche agevolare, il cambiamento.

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