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Si avvia alla conclusione il progetto AT-TRANSCOM

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1. Ci racconta in sintesi i principali step del progetto At-Transcom?
Come ogni buon progetto che si rispetti, lo start up progettuale è stato fondamentale. La costituzione di un team di risorse eterogeneo in grado di fornire adeguate competenze e know-how da un lato ed un’attenta pianificazione in termini di attività, costi e tempi dall’altro hanno consentito di attuare il progetto in maniera piuttosto fluida.

2. Quali le principali difficoltà emerse in fase di svolgimento?
La principale difficoltà ha riguardato la concessione del part-time reversibile. L’attività ha subito uno slittamento riconducibile ad un contesto economico molto delicato, quello della crisi economica mondiale, che in Italia fa sentire ancora i suoi effetti. Ci siamo trovati di fronte a risorse motivate ma preoccupate del loro futuro e delle proprie condizioni economiche. Una situazione che desta maggiori preoccupazioni soprattutto in chi ha una famiglia a carico e dei figli da mantenere. Proprio le risorse che avrebbero dovuto essere le principali destinatarie dell’intervento.

3. Come avete fronteggiato le difficoltà emerse?
Nel caso specifico abbiamo deciso di non affrettare i tempi e lasciare le risorse libere di scegliere se accettare o meno la nostra proposta di part-time. Alla fine hanno accettato, viste le buone opportunità di conciliazione tra vita lavorativa e familiare offerte.

4. Che tipo di strumenti avete utilizzato per il monitoraggio di un progetto così articolato e di lunga?
In genere nel nostro lavoro ci distinguiamo per un approccio manageriale, in cui monitoraggio e strumenti di gestione progettuale vengono utilizzati costantemente. Nel caso specifico abbiamo utilizzato un gannt di progetto ed un’analisi EAN per tenere sotto controllo da un lato le attività e dall’altro l’avanzamento di costi e investimenti. Abbiamo attivato staff meeting periodici durante i quali insieme al team ci siamo scambiati idee e suggerimenti e valutato criticità. I rapporti intermedi di avanzamento hanno poi consentito di fare un punto della situazione a 360° condividendola con i vertici Transcom Worldwide delle sedi pugliesi.

5. Come valuta il progetto realizzato rispetto alle finalità dell’art.9 legge 8 marzo 2000?
Tutte le attività realizzate, a mio avviso, sono pienamente rispondenti alle finalità dell’art.9 legge 8 marzo 2000. Credo che questa fonte di finanziamento sia un utile strumento a disposizione di aziende come la Transcom, che vantano un numero così elevato di risorse di sesso femminile. E per dare un giusto valore alla maternità, che spesso diventa un ostacolo alla crescita professionale delle donne.

6. Pensa che il telelavoro possa rappresentare una leva competitiva nel complesso mercato dei servizi di contact center?
Il mondo dei contact center è molto complesso e spesso messo sotto accusa per le difficili condizioni lavorative imposte a giovani e donne. Valuto positivamente il fatto che per una volta, un’azienda che opera in questo settore, si sia distinta non tanto per capacità innovativa, quanto per sensibilità verso le risorse umane impiegate. Andare incontro alle esigenze di conciliazione costituisce, infatti, un elemento abbastanza raro, per il quale sono soddisfatto di aver partecipato al team di sviluppo.

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