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Low cost, è boom di richieste

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Quando Tony Blair la scorsa estate scelse un volo Ryanair per rientrare a Londra dalle sue vacanze in Italia si intuì che la rivoluzione del low cost era stata vinta. E che per il traffico aereo si stava aprendo una nuova era, analoga per effetti al boom dell'industria automobilistica negli anni ’60. Il "fenomeno low cost" ha aperto la strada ad una vera e propria rivoluzione nel mondo degli aerei con importanti ricadute sulla gestione degli aeroporti e sugli assetti delle compagnie tradizionali. Attualmente le low-cost coprono oltre il 14% dei voli su scala mondiale. Una percentuale destinata, secondo l’Enac, a salire in Europa al 40% entro qualche anno.

In Italia il fenomeno "low cost" è in forte espansione: nel 2005 su 112 milioni di passeggeri, le compagnie low cost ne hanno trasportati il 17% (oltre 20 milioni), con una crescita rispetto al 2004 dell'84% e un coinvolgimento che ha riguardato quasi tutti gli scali italiani (Bergamo, Pisa, Forlì, Ciampino tra i più dinamici), con effetti importanti sull'economia e sul turismo del territorio.

In Italia il fenomeno "low cost" è in forte espansione: nel 2005 su 112 milioni di passeggeri, le compagnie low cost ne hanno trasportati il 17% (oltre 20 milioni), con una crescita rispetto al 2004 dell'84% e un coinvolgimento che ha riguardato quasi tutti gli scali italiani (Bergamo, Pisa, Forlì, Ciampino tra i più dinamici), con effetti importanti sull'economia e sul turismo del territorio.

Il successo delle tigri del low cost (Ryanair a EasyJet, Hlx, Helvetic) deriva principalmente dalla politica di riduzione dei costi: equipaggi, tariffe aeroportuali, servizi a bordo, vendita di prodotti ancillari (noleggio auto, ostelli, assicurazioni che nei bilanci di Ryanair equivale al 16% delle entrate). Una strategia aggressiva ma al tempo stesso semplice che in molti casi ha portato anche a nuove partnership tra le compagnie low cost e le società aeroportuali e a politiche condivise di comunicazione e marketing fondamentali per lo sviluppo del territorio. A Pisa Giorgio Ballini, a.d. dello scalo racconta «siamo stati tra i primi a lavorare in Italia con le low cost. Sono state un motore di crescita ma abbiamo puntato contemporaneamente anche sulle compagnie di linea». Dal '97 ad oggi il traffico passeggeri a Pisa è triplicato passando da 1 a circa 3 milioni. «Di fatto si coinveste con i vettori che si impegnano a portarci un certo numero di passeggeri – prosegue Ballini – Dal 2005 Pisa è una delle basi italiane di Ryanair con un forte sviluppo dell'indotto».

Nuove rotte, voli più frequenti e destagionalizzati hanno fatto il resto. Nel 2006 secondo uno studio della Scuola Superiore S.Anna «si è calcolato un beneficio low cost da 750 milioni di euro tra attività dirette e indotte e circa 3.800 nuovi posti di lavoro. Di fatto ci candidiamo ad essere la porta di ingresso per la Toscana con la necessità di organizzare la permanenza nella Regione».

Significa accordi con alberghi, società di autonoleggio, società turistiche, costruzione di nuovi hotel e aumento della capacità ricettiva.

A Palermo la quota low cost rappresenta quasi un quarto dei passeggeri transitati nello scalo (24%). «Il fenomeno è recente ma in crescita – spiega l'a.d. Giacomo Terranovada due anni sono arrivate Ryanair e Hlx, che garantisce grande traffico con la Germania con effetti importanti sul turismo locale. Il collegamento diretto low cost è uno strumento straordinario di crescita per alberghi, e turismo enogastronomico. Alle compagnie offriamo servizi di assistenza a terra a buon prezzo ma la parte più interessante della collaborazione è nelle attività di co-marketing, nella promozione del territorio che loro fanno all'estero. Alla fine finiscono per pagare pochissimo».

Impossibile sapere la cifra: «posso solo dire che stiamo allargando il discorso perché è il futuro per un'isola che si candida a diventare hub del Mediterraneo». A Venezia la quota low cost è salita al 26%. «È un fenomeno destinato a crescere almeno fino al 30% – sottolinea il presidente Enrico Marchi». Con effetti economici rilevanti: «La clientela cresce trasversalmente e sempre più uomini d'affari scelgono i low cost per muoversi. Anch'io ho volato su Londra con EasyJet».

E la compagnia britannica (3,7 milioni i passeggeri trasportati da e per l'Italia, il Paese rappresenta l'11% del loro business) conferma il fenomeno: «attualmente per l'Italia la quota di passeggeri business è del 20%, per Malpensa al 25% – precisa Arnaldo Munoz, regional manager per il sud Europa – l'obiettivo nel medio termine è raggiungere quota 30%». Grazie anche alle novità introdotte proprio per favorire il traffico business: dal check-in online all' imbarco rapido. «Per noi – spiega Alessia Viviani vice-direttore marketing per l'Italia Ryanair – il traffico business rappresenta una quota tra il 25 e il 40% dei passeggeri, favoriti anche dal fatto che siamo la compagnia più puntuale d'Europa».

Per il colosso irlandese del low cost l'Italia è il secondo mercato in Europa (dopo Regno Unito e Irlanda). «Abbiamo 109 rotte sull'Italia e stiamo investendo molto sul Paese – spiega la Viviani – nel 2006 c'è stato un incremento del 40%». Sono 10 milioni i passeggeri trasportati da e per il nostro Paese dalla Ryanair «ma quest'anno puntiamo a raggiungere i 12 milioni». Dati che spingono le compagnie tradizionali a riorganizzarsi. E non è inverosimile la nascita di compagnie high-cost specializzate nel segmento di "alta qualità" (es. Cathay e Lufthansa). Cambiano gli scenari e si riorganizza l'offerta complessiva per i clienti. Non a caso Ryanair sta spingendo per l'acquisizione dell'irlandese Aer Lingus (sarebbe il primo caso di una low cost che acquisisce una compagnia di linea) e grandi vettori tradizionali come per esempio British Airways si fanno in casa compagnie a basso costo(Ba Connect). A breve se ne vedranno delle belle.

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