È un uomo fra i 26 e i 40 anni, ha conseguito almeno un diploma superiore, è occupato ed è in possesso della cittadinanza italiana.
E’ questo l'identikit di chi fruisce delle opportunità di formazione in Italia secondo la II rilevazione nazionale sulla partecipazione degli adulti all'apprendimento permanente presentata a Roma dall'Isfol e contenute nel rapporto 2007. La formazione in Italia oggi tende a favorire chi è già formato, a penalizzate le donne (che studiano di più, ma non riescono a partecipare alla formazione, spesso troppo coinvolte dalle cure parentali), gli anziani (meno del 10% degli utenti che frequentano corsi di formazione ha più di 50 anni) e chi ha un basso titolo di studio o appartiene a fasce marginali.
«Occorrono – spiega Anna D'Arcangelo, dirigente delle Politiche e offerte della formazione iniziale e permanente dell'Isfol – sistemi di formazione più capillari che rendano la formazione più vicina e fruibile per i cittadini».
Due indagini, una sull'apprendimento permanente e l'altra sulla formazione continua, hanno verifico come ancora sia ampia la distanza fra Italia ed Europa nella partecipazione degli adulti, occupati e non, alle iniziative di istruzione e formazione. Uno dei nodi cruciali nel settore della formazione risulta l’accreditamento dei tanti enti che popolano il comparto. A fronte di tanta offerta esistente nel mondo della formazione, infatti, cresce negli enti di formazione l’esigenza di fare un salto di qualità, di incrementare la propria competitività migliorando la qualità della formazione erogata o con una più efficiente gestione dei corsi a calendario.
Il mercato della formazione, sia promossa dalle imprese verso i propri dipendenti, che da enti privati a singoli partecipanti, registrano una partecipazione annua di utenti consistente. E la domanda di formazione, come conferma anche il rapporto Isfol, tenderà a crescere nell’immediato futuro stimolata da incentivi e finanziamenti concessi a chi promuove/aderisce a progetti formativi (istruzione e formazione sono riconosciute come un investimento sulle future competenze professionali e sociali degli adulti).
C’è da attendersi che alla crescita della domanda corrisponderà anche un’evoluzione delle esigenze di una domanda sempre più qualificata. Gli enti di formazione saranno chiamati ad investimenti più cospicui in innovazione, in nuove tecnologie e per l’ottimizzazione della gestione interna. Una risposta in questa direzione potrebbe giungere dall’introduzione di moderni strumenti informatici che potrebbero costituire una leva competitiva strategica nel comparto.