E’ ormai indiscutibile la leadership dell’Italia in alcuni settori industriali, quali per esempio la moda, la meccanica specializzata, i materiali da costruzione, l’arredamento, i prodotti alimentari, ecc. In tutti questi settori l’Italia ha saputo effettivamente imporsi come style setter mondiale, vale a dire come un Paese capace di creare i gusti e influenzare le tendenze dei mercati corrispondenti, rendendo così possibile il successo del made in Italy nel mondo. Tale successo costituisce quello che può essere chiamato il paradosso italiano dell’innovazione …senza ricerca!
Il carattere paradossale del successo mondiale del “made in Italy” è da mettere in relazione agli scarsi investimenti in Ricerca & Sviluppo delle imprese italiane, tra i più bassi fra i Paesi ad economia avanzata. Un paradosso che richiede qualche chiarimento. In linea di principio spesso le valutazioni sugli investimenti in R&S delle imprese nel nostro Paese si limitano alla sola ricerca formale di laboratorio ed alle scoperte scientifiche di base tipiche dei grandi settori industriali “science based “ (che scarseggiano in Italia).
Non si valuta, invece, la grande creatività del genio imprenditoriale dei singoli operatori implicati nelle piccole e medie imprese, che si concretizza nei miglioramenti di qualità apportati ai prodotti ed ai processi di fabbricazione in modo tacito, discreto, senza fare chiasso, ma efficace e superando spesso i miglioramenti derivanti dal deposito di brevetti e dalle licenze di fabbricazione.
Questi operatori discreti, ma efficaci, sono dei tecnici specializzati che vivono all’insegna dell’eccellenza, quotidianamente ed appassionatamente, le problematiche dei processi di produzione, piuttosto che dei ricercatori che non hanno nessun contatto con la realtà produttiva, ricercatori che si esprimono anch’essi in modo eccellente ma nell’ambito delle grandi imprese science based.
Nelle innovazioni tecnologiche che caratterizzano il made in Italy confluisce il know how delle varie arti in cui i tecnici italiani eccellono tradizionalmente, quali per esempio l’arte secolare della lavorazione delle materie prime, l’arte della costruzione delle migliori macchine di trasformazione delle materie prime fino all’arte stessa dell’imballaggio dei prodotti finiti.
E’ proprio alla creatività del genio imprenditoriale degli italiani che è imputabile il paradosso del miracolo del made in Italy nel mondo, una creatività che si esprime – a dispetto delle poche risorse finanziarie – nella capacità, non solo di influenzare i gusti e le tendenze del mercato nei vari settori coinvolti, ma anche nell’adattamento ai vari gusti e nella scelta del momento più opportuno per immettere i nuovi prodotti nel mercato.