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Impatti economici ed ambientali del mercato delle acque minerali

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Il rapporto tra le aziende e le fonti è uno dei nodi che alimenta le maggiori polemiche che riguardano l’uso dell’acqua minerale: sembra infatti che il prelievo delle acque dia alle imprese molti più benefici che ai territori di origine.

Nel 2006 sono state approvate le linee guida per regolamentare
 il settore, tuttavia l’assenza di una legge nazionale che fissi l’importo dei canoni di concessione
 per l’imbottigliamento fa sì che ogni Regione si regoli in modo autonomo.

Secondo un rapporto firmato da Legambiente e Altreconomia dal 2006 solo 5 regioni a oggi hanno adeguato i canoni alle linee guida nazionali, portandoli al di sotto di € 1 a metro cubo di acqua imbottigliata, ovvero Piemonte, Lombardia, Basilicata e
 Campania.


 
Calabria, Molise, Emilia Romagna, Sardegna e Puglia, invece, fanno pagare solo in
 funzione della superficie della concessione e non in rapporto ai metri cubi prelevati.


Secondo il rapporto “le Regioni incassano dalle aziende cifre
irrisorie e insufficienti a ricoprire anche solo le spese sostenute per la gestione amministrativa
delle concessioni o per i controlli, senza considerare quanto viene
speso dagli enti locali per smaltire in discarica o in un inceneritore il 65% delle
bottiglie in plastica che sfugge al riciclaggio”.


In Campania si imbottigliano 1 miliardo di litri di acqua minerale 
l’anno: se qui si aumentasse il canone da € 0,30 a metro cubo a € 2,5 (il Veneto
arriva a € 3) potrebbe incassare 2,5 milioni di euro contro i 300 mila attuali.

L’entità delle entrate sottratte allo stato ed alle Regioni, rendono la materia ancora molto discussa.

La produzione dell’acqua minerale ha un impatto non solo economico ma anche ambientale. I maggiori detrattori dell’acqua minerale, infatti, accusano questo prodotto di inquinare, soprattutto per la quantità enorme di plastica che si produce.

 
La gran parte dell’acqua minerale venduta, infatti, viene distribuita proprio in bottiglie di plastica. Si stima che ogni anno in Italia sono prodotte circa 10 miliardi di bottiglie di cui l’80% circa è in plastica e solo in minore percentuale anche  in vetro (19%) e boccioni (2%).

Per produrre questa enorme quantità di plastica servono circa 240 mila tonnellate di plastica e un processo di lavorazione che genera circa 1 milione di tonnellate di CO2, distinta in 3 macro fasi:
– produzione dell’imballaggio primario (la bottiglia)
– processo di imbottigliamento

– trasporto.
 
Per ognuna di queste fasi proviamo a calcolare l'impatto ambientale.

LA PRODUZIONE DEGLI IMBALLAGGI.
 L’acqua minerale deve essere distribuita in imballaggi 
idonei alla conservazione ed al trasporto di questo prodotto alimentare. L’imballaggio
 può avere  forme, capacità e materiali differenti. Tra questi il vetro è quello più facile da riutilizzare a fine vita, ma ha il limite di essere pesante. Una bottiglia di vetro da 1,5 litri pesa circa 400 gr, mentre una in PET solo 30 gr. Con un impatto ambientale decisamente più alto nel trasporto e nella distribuzione. 
L’80% circa dell’acqua minerale è  distribuita in bottiglie in PET, un materiale plastico prodotto per
 sintesi industriale a partire dal petrolio, molto più leggero rispetto al vetro, con il vantaggio di essere anche infrangibile.
 Dal punto di vista dell’impatto ambientale si calcola
 che per produrre 1 kg di PET (circa 30 bottiglie) sono 
necessari 1,2 kg di petrolio, 7 litri di acqua di processo e si
 emettono circa 2,2 kg di CO2 equivalente. Riducendo la quantità di plastica nella bottiglia anche l’impatto ambientale scende.

IL CONFEZIONAMENTO. 
In questa fase l’acqua viene
inserita nelle bottiglie che sono sigillate, confezionate
in fardelli e posizionate su pallet , pronte per il trasporto.
 La bottiglia in PET in genere è realizzata partendo da preforme che consentono di ottimizzare il trasporto dal produttore all’azienda imbottigliatrice. Il maggior impatto ambientale in questa fase è rappresentato dal consumo di energia elettrica per il confezionamento.

VENDITA E TRASPORTO. E’ una fase rilevante nella valutazione dei carichi ambientali e varia in base al mezzo utilizzato (treno, nave, TIR, auto) ed alla distanza
 percorsa dal produttore al consumatore passando per il sistema
distributivo.

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