L'industria manifatturiera italiana si connota per la presenza significativa di sistemi locali d'impresa, di cui circa 200 sono Distretti Industriali. Il Distretto Industriale rappresenta una peculiarità del tessuto imprenditoriale italiano, alla base, secondo recenti studiosi, del successo italiano sui mercati mondiali e della capacità italiana di conquistare quote rilevanti del mercato internazionale.
Si tratta di modelli produttivi definiti da Porter come “gruppi di imprese interconnesse e di istituzioni associate operanti in un particolare campo, territorialmente contigue e collegate da elementi di comunanza e complementarietà”, che fondano la loro esistenza sulla capacità di unire aziende, concorrenti e al tempo stesso alleate, nella ricerca di processi industriali innovativi finalizzati alla realizzazione di prodotti complementari. Il Distretto industriale italiano, si contraddistingue per alcune fondamentali caratteristiche:
– Presenza di imprese medio piccole a forte tradizione artigianale e spesso anche a conduzione familiare: mediamente vi operano 10 addetti, contro i 17 del Giappone, 25 della Germania, 60 degli USA e 85 del Regno Unito.
– Collaborazione tra imprese connotate da una forte identità, elevata specializzazione in un settore manifatturiero, veloce trasmissione del know-how specifico, flessibilità ed imprenditorialità, compenetrazione tra la vita sociale e economica.
– Forti legami tra idee e progetti imprenditoriali e l’ambito territoriale in cui l'impresa nasce ed opera
– Specializzazione in settori ad alta intensità di know-how, design, gusto e creatività e a bassa o medio-bassa intensità di capitale;
– Scomposizione dei processi produttivi in fasi differenti caratterizzate da dimensioni ottimali ridotte
– Sviluppo di un know-how produttivo e organizzativo comune a più imprese.
A seconda della loro complessità, i distretti possono includere imprese produttrici di beni o servizi finali, fornitori di fattori specializzati, componenti, macchinari e servizi e istituzioni finanziarie e imprese operanti in industrie collegate. Assai spesso però comprendono anche:
– imprese operanti a valle (ossia canali distributivi o clienti);
– produttori di beni complementari;
– fornitori di infrastrutture specializzate;
– istituzioni pubbliche e di altro tipo operanti nei campi della formazione, dell’istruzione, dell’informazione, della ricerca e del supporto tecnico (quali università, centri di ricerca e di addestramento del personale);
– enti competenti in materia di normative e di standard.
I distretti industriali presentano peculiari caratteristiche anche riguardo al mercato del lavoro. Al loro interno infatti:
– vi è una buona specializzazione delle competenze tecniche dei lavoratori;
– la figura chiave è quella dell'”imprenditore puro”, che organizza il lavoro di varie imprese con capacità diverse tra loro legate nel processo produttivo;
– è previsto il lavoro a domicilio e part-time, che integra il reddito familiare e rappresenta uno strumento per l’addestramento professionale dei giovani;
– esistono legami personali e relazioni di parentela tra i titolari delle imprese, che operano nelle diverse fasi, e sono diffusi comportamenti cooperativi;
– vi è una buona capacità di attrazione dei lavoratori più qualificati provenienti da altre aree.
COME FUNZIONANO I DISTRETTI INDUSTRIALI – Lo sviluppo del distretto è garantito da una fitta rete di rapporti con le istituzioni e tra gli addetti ai lavori. Il nucleo centrale è costituito dai rapporti personali fra i gestori delle istituzioni locali pubbliche e private e delle imprese che si confrontano e coordinano, al fine di assicurare l'attuazione delle politiche produttive funzionali allo sviluppo del distretto. Il rapporto che lega committenti e sub fornitori è duplice:
– Cooperativo a livello tecnico in senso verticale: i sub fornitori forniscono ai loro clienti indicazioni importanti su possibili miglioramenti qualitativi sui prodotti semi-lavorati. L’innovazione nel distretto si diffonde in virtù delle fitte relazioni personali e di un fattore lavoro fortemente creativo ed altamente qualificato.
– Competitivo al livello commerciale in senso orizzontale: la concorrenza tra le imprese produttrici si estende a quelle di sub fornitura e tende ad elevare in modo continuo gli standard qualitativi e ad innovare i processi di produzione per rispondere nel modo migliore alle esigenze di mercato.
Nel distretto quindi esiste, a tutti i livelli uno scambio continuo di conoscenze, informazioni e "know-how". Cooperazione e concorrenza rappresentano un mix equilibrato di potenzialità e stimoli che contribuisce a mantenere il distretto coeso e dinamico. Inoltre, la forte identità socio-economica che, l'insieme di queste forze giunge a creare, è molto sentita dagli stessi attori del distretto ed è una realtà fortemente percepibile anche al suo esterno, tanto da spingere nuove aziende ad insediarvisi ed a garantire la costante nascita ed il continuo sviluppo di nuove e dinamiche iniziative imprenditoriali all'interno del distretto.
CASE HISTORY DI SUCCESSO
Nel nostro Paese i settori di specializzazione dei Distretti riguardano prevalentemente i beni per la persona o per la casa e i beni strumentali. Il sistema moda (tessile, abbigliamento e calzature) e il sistema legno-arredo costituiscono una parte rilevante nel panorama dei distretti italiani, in cui sono rappresentati tutti i principali settori del Made in Italy. Costituiscono esempi positivi di sistemi industriali affermati in tutto il mondo quello del mobile in Brianza, della rubinetteria a Lumezzane, delle calzature sportive a Montebelluna, della ceramica a Sassuolo, del laniero a Prato. Esempi rappresentativi non solo di particolari specializzazioni ma di un modello produttivo italiano tra i più studiati ed invidiati.
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