“Fenomeno Timisoara” o “Timisoara provincia veneta”: così è stata ribattezzata la città rumena dopo l’invasione delle aziende italiane. Grazie alla sua posizione geografica strategica, perché vicina al nostro Paese, ad un sistema economico giovane ed in crescita oltre ad una diffusa mentalità vicina a quella occidentale, la città romena è diventata la sede ideale per molte imprese di casa nostra che hanno scelto la strada della De-localizzazione produttiva per reagire alla crisi produttiva e delle vendite in Italia.
Ecco alcuni numeri per meglio comprendere l’entità del fenomeno
– quasi 10.000 sono gli imprenditori italiani che oggi fanno la spola tra Italia e Romania. Un terzo di loro è di provenienza veneta
– 1.200 sono, invece, le aziende circa a capitale italiano su un totale di 13.000 registrate nell’intero Paese.
Molte delle imprese che hanno scelto la delocalizzazione sono piccole aziende del tessile, abbigliamento e calzaturiero attratte dal ridotto costo della manodopera (un operaio costa circa € 100,00 al mese, quasi dieci volte in meno rispetto ad uno italiano), dalla vicinanza geografica (circa due ore di aereo) e dai buoni collegamenti aerei con l’Italia. In Romania è stato esportato il cosiddetto “modello dei distretti”.
Un caso tipico è rappresentato dalla Geox che, partita con 50 dipendenti ne conta ora circa 1.560, distribuiti su tre turni di otto ore. Qui si lavora 24 ore su 24. E si producono ogni giorno 7.000 paia di scarpe che da Timisoara arrivano in Italia.
Stessa strategia anche per Benetton, Max Mara, Iveco, Agip, Ansaldo.