Lo stato di salute di una nazione, in un’epoca dominata dalla rivoluzione tecnologica e dai new media si misura anche e soprattutto attraverso il grado di innovatività che l’intero sistema Paese è in grado di esprimere.
Al di là delle dovute eccezioni, che pure nel nostro Paese ci sono e non vanno dimenticate, nel confronto internazionale delle città più innovative contenuto nel terzo rapporto internazionale sul futuro delle città, il GLOBAL CITY REPORT 2010, promosso da Generali Immobiliare Italia Sgr e Scenari Immobiliari, le città italiane sembrano uscire perdenti.
Il rapporto mette a confronto un centinaio di grandi città del mondo (per l'Italia Milano e Roma), con l’obiettivo di valutare come e quanto queste sono innovative. Ne è uscita un’impietosa classifica a 20, in cui le 2 città italiane non figurano. A tenere alto il nome dell’Europa tra le altre città statunitensi, asiatiche e arabe sono, nell’ordine, Londra, Parigi, Stoccolma, Berlino, Vienna, Copenhagen, Francoforte.
Per valutare il grado di innovazione sono stati analizzati 4 parametri:
– innovazione tecnologica
– offerta culturale dei progetti
– offerta architettonica e grandi progetti urbani
– ambiente e sostenibilità.
Per ognuno di questi parametri sono state stilate delle specifiche classifiche che hanno costituito la base per redigere la classifica generale delle prime 20 città più innovative al mondo.
Il primo parametro analizzato, l’innovazione tecnologica, ovvero l’adeguamento delle città alle moderne tecnologie è imprescindibile in un’era dominata dell’Information Technology, che nell’ultimo decennio ha trasformato radicalmente il mondo delle comunicazioni, con forti implicazioni in ambito economico e sociale.
Lo studio si è soffermato sulla possibilità di accesso ad Internet tramite banda larga, nelle diverse città. Nella classifica parziale di innovazione tecnologica l’Italia occupa le ultime posizioni, anche se non manca quale isolata eccezione. Milano, ad esempio, si segnala per l’ottimo livello di sviluppo della fibra ottica.
Per quel che riguarda l’innovazione architettonica, le città italiane non riescono ad imporsi: i grandi progetti urbani destinati sia alla realizzazione di nuovi edifici che alla modernizzazione del patrimonio esistente, consentono di qualificare lo stock esistente e di realizzare nuovi prodotti caratterizzati da un elevato livello di ingegnerizzazione, al passo con i tempi e soprattutto le esigenze del mercato.
Completano il quadro dell’analisi, anche l’offerta culturale e la sostenibilità ambientale, per lo più orientata a ridurre gli impatti ambientali degli edifici ed a favorire il risparmio energetico, anche attraverso l’impiego di fonti di energia alternativa. L’Italia, solo per citare un numero emblematico, attualmente vanta 33,4 metri quadrati di pannelli solari ogni 100 abitanti, molto meno della media europea di circa 65 metri quadrati.
L’Italia, anche in questo campo, sconta un grave ritardo rispetto ad altre grandi città del mondo. Tra l’altro le iniziative ambientali, che maggiormente si segnalano per innovazione si concentrano nei piccoli comuni, come Cognento, in provincia di Modena e a Ponzano Veneto in provincia di Treviso. Sugli incentivi allo sviluppo delle case sostenibili qualcosa si sta comunque muovendo, anche se ancora a macchia d’olio, come emerge dall’Osservatorio Nazionale sui regolamenti edilizi per il risparmio energetico: 557 comuni in Italia sono state proposte della modifiche “green” ai propri regolamenti comunali e 253 hanno varato l’obbligo di istallazione del solare termico per coprire almeno una parte del fabbisogno di acqua calda. Comuni virtuosi iniziano a trovarsi in Lombardia, Toscana, ma anche Puglia.
La strada da percorrere per ritrovare la competitività persa, a livello mondiale, in ambito ambientale ma anche è però ancora lunga.