Gli accordi di Basilea 2 prevedono che da gennaio 2007 le Banche valutino il merito creditizio dei clienti attraverso l’impiego di rating e li classifichino per classi di "rischio". In base alla classe di appartenenza si definirà l’ammontare del tasso di interesse e il finanziamento da riconoscere. Entra nel rapporto Banca-Impresa il concetto di rating, vale a dire il giudizio riepilogativo della situazione economico finanziaria che la banca attribuisce ad un’impresa.
BASILEA 2 – è un Accordo tra i governatori delle Banche centrali dei maggiori paesi industrializzati che si prefigge di rendere più efficace il controllo dei rischi legati allo svolgimento dell'attività bancaria per assicurare la stabilità del sistema creditizio internazionale. Si basa su tre pilastri fondamentali:
1. Requisiti patrimoniali minimi – le Banche dovranno definire i requisiti patrimoniali minimi complessivi a fronte dei rischi di credito, di mercato e operativo. Tali requisiti si basano sulla definizione del patrimonio di vigilanza, su attività ponderate in base al rischio e sul coefficiente minimo di capitale in rapporto alle attività ponderate per il rischio.
2. Processo di controllo prudenziale – che garantisce le Banche che dispongano di un capitale adeguato a sostenere tutti i rischi connessi con l’attività delle imprese e stimola l’uso di tecniche di monitoraggio e gestione di tali rischi.
3. Disciplina di mercato – attraverso una serie di requisiti informativi che consentiranno agli operatori di valutare informazioni fondamentali sull’ambito di operatività, il patrimonio, le esposizioni al rischio, i processi di valutazione del rischio e, di conseguenza, l’adeguatezza patrimoniale delle istituzioni. Tali informazioni costituirà un mezzo efficace per informare il mercato circa l’esposizione al rischio di una Banca e fornirà uno schema di riferimento per comparare le istituzioni bancarie.
Con riferimento ai requisiti patrimoniali minimi, le Banche dovranno classificare la loro clientela sulla base di rating (valutazioni) severi ed elaborati. E dovranno attenersi a nuovi parametri per la concessione di prestiti: minore sarà il rischio legato al finanziamento e maggiori saranno le somme che la Banca potrà destinare al medesimo. Le Banche dei paesi aderenti dovranno accantonare quote di capitale proporzionali al rischio conseguente i rapporti di credito assunti. A maggior rischio corrisponderanno accantonamenti di maggiore entità e di conseguenza maggiori costi per la Banca. Con un probabile conseguente vantaggio per le imprese che, dal punto di vista patrimoniale ed economico, riusciranno meglio a presentarsi ai soggetti finanziatori (migliore sarà la loro valutazione, migliori saranno le condizioni che potranno spuntare). Per le PMI, il nuovo Accordo potrebbe determinare:
– una contrazione della disponibilità di credito da parte delle Banche;
– un ampliamento delle specifiche aziendali richieste per l’accesso al credito;
– un incremento dei costi sui finanziamenti.
IL RATING AZIENDALE – è uno strumento informativo gestionale studiato per consentire all'impresa di effettuare un’autodiagnosi sul proprio stato di salute. Secondo la definizione ABI, il rating è un "insieme strutturato e documentabile di metodologie e processi organizzativi che permettono la classificazione su scala ordinale del merito di credito di un soggetto" e che quindi "consentono la ripartizione della clientela in classi differenziate di rischiosità cui corrispondono diverse probabilità di insolvenza". Il rating rappresenta il principale strumento di misura del rischio di insolvenza, stimando la probabilità che una controparte sia insolvente entro un dato orizzonte temporale. Al rating di un’impresa concorrono variabili quantitative (analizzabili con l’ausilio di modelli statistico quantitativi) e qualitative, il cui apprezzamento viene lasciato agli analisti della banca, sia pure nell’ambito di procedure standard.
Tra le variabili quantitative vi sono gli indici di bilancio che “fotografano” i principali profili di redditività operativa, liquidità, struttura finanziaria e patrimoniale, efficienza e crescita del cliente. E’ utile ricordare che l’utilizzo di un sistema di rating non rappresenta solo uno strumento di sintesi per i soggetti esterni (banche e finanziatori) che desiderano indagare la rischiosità, ma costituisce un utile strumento manageriale per comprendere i fattori di rischio indicativi della “distanza” dell’impresa dalle situazioni finanziarie e patrimoniali più rischiose.
La quantificazione numerica del rischio (da 0 a 1) permette di trattare in modo analogo imprese con rischiosità finanziaria simile. La definizione di un’appropriata scala di rating richiede l’individuazione del numero delle classi al fine di attribuire un unico valore di rischiosità alle imprese appartenenti alla medesima categoria di rischio. Il trade-off tra precisione e rappresentatività della probabilità di insolvenza di ciascuna classe suggerisce la numerosità ottimale delle stesse, garantendo anche l’adeguamento allo standard delle agenzie di rating e la confrontabilità con i diversi sistemi di rating.
Il rating aziendale diventa la principale discriminante del rapporto Banca – impresa, elemento centrale ai fini della valutazione della robustezza patrimoniale e finanziaria e “vincolo gestionale” indispensabile per il management che potrà monitorare il rating aziendale e valutare come migliorarlo.
E’ opportuno che le imprese effettuino delle simulazioni per capire come la Banca potrebbe "giudicare" la realtà aziendale ed intervenire sui dati di bilancio, ottimizzando le “aree aziendali a rischio valutazione”, prima che il sistema bancario le valuti.
Visualizza il contributo completo sul rating