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Agricoltura Digitale. Ripartire dalla terra nell’era digitale

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Nell’era del web 2.0 non potevano mancare certo i contadini 2.0. Sono coloro che operano in ambito agricolo, con aziende proprie e utilizzano la rete per gestire e far crescere propri business.

Agricoltura Digitale

Come riportato in un altro articolo di Spazioimpresa sulla digitalizzazione dell’agricoltura italiana c’è un’evoluzione interessante nel modo di fare agricoltura in Italia. Si stimano da 5 a 29 siti internet, da 3 a 27mila esperimenti di commercio elettronico in agricoltura. Dietro ad ogni esperienza in genere c’è uno o più imprenditori, generalmente giovani e non che in molti casi hanno abbandonato la propria precedente attività lavorativa spesso come dipendenti e ad un certo punto della loro vita hanno deciso di cambiare radicalmente la propria esistenza, trasferendosi in campagna.

Portando con sé una cultura digitale e competenze informatiche specifiche. Potremmo chiamarli “artigiani della terra e della rete”. Così li ha felicemente ribattezzati Giampaolo Colletti che a Bologna ha organizzato il primo festival dei wwworkers, i lavoratori digitali.

I wwworkers sono persone che hanno deciso di abbandonare le certezze di un lavoro dipendente per mettersi in proprio. “Quasi tutti – spiega Collettihanno mollato il vecchio e stressante lavoro fatto di cartellini da timbrare per abbracciare quello durissimo del coltivare la terra e vendere i suoi frutti. Il bio è la loro religione, ma è un credo che professano insieme a migliaia di utenti consumatori finali, raggiunti con molta più facilità oggi grazie a internet”.

Alcune Case History di Agricoltura Digitale

Tra le storie raccolte nel festival c’è quella di Paolo Ferraris, 33 anni, di Vercelli. Ha dato vita alle “verdure del mio orto”, un sito in cui commercializza frutta e verdura biologica.“Vogliamo dare al cliente una maggiore consapevolezza di ciò che mangia, rendendolo artefice delle semine, consegnandogli i prodotti la cui tracciabilità è assoluta. Così i clienti possono anche crearsi un orto virtuale (scegliendo la grandezza e la tipologia della verdura) che verrà riprodotto in azienda”. Ed ancora Chiara Innocenti, 36 anni, di Arezzo, che da controller si è reinventata venditrice online di vini e oli insieme a 2 soci sul sito “Tunia” o Soira Bazzo, 31 anni, di Conegliano Veneto, in precedenza assistente di volo e oggi venditrice di semi per farsi l’orto in un vaso. “Io e il mio ragazzo facevamo l’orto sul balcone di casa nostra e abbiamo iniziato a cercare dei semi all’estero. Abbiamo trovato tante persone che si interessavano a pomodori e peperoni adatti a quello che all’estero chiamano container gardening. Così ora vogliamo diventare il punto di riferimento in Italia per chi vuole iniziare un orto in vaso”.

Infine c’è Eutorto, un orto creato da 20 lavoratori in cassa integrazione di Eutelia, la società di telecomunicazioni che nel 2009 ha messo in cassa integrazione circa 2mila dipendenti. Hanno preso in gestione un ampio lembo di terra, a sud di Roma e lì hanno creato un orto. Un bell’esempio di come ci si possa reiventare e superare la tentazione di rassegnarsi. Partendo dalla terra.

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