Il processo di Naming
La scelta del naming ha una rilevanza non secondaria, in quanto il nome resta legato nel tempo al prodotto/servizio con cui viene identificato al momento del lancio sul mercato. Deve essere quindi appealing, in grado di resistere al tempo ed alle mode che passano, di richiamare un’immagine o un valore coerente con la mission aziendale.
Fare naming è un’attività faticosa che si conclude con la definizione di un nome, che insieme a logo ed al font, sono l’abito con cui un prodotto o servizio si presenta sugli scaffali di un supermercato, su poster pubblicitari ed ovunque altro ancora.
I Consigli per un Naming vincente
Vediamo qualche semplice consiglio per ottenere un naming efficace.
1. Dominio free. oggi che internet è diventato un bigliettino da visita irrinunciabile, è importante fare adeguate valutazioni sul futuro del nostro prodotto anche online.
Via libera a nomi brevi, veloci da scrivere quando si effettua una ricerca online e facili da pronunciare. E’ una regola principe da seguire. Eviteremo così confusioni o errori di battitura su tastiera (più si scrive più cresce il rischio di commettere un errore di digitazione).
2. Pagine fan su social network. Le valutazioni non si esauriscono con l’analisi del dominio. Nell’era dei social network e del web 2.0 non si può prescindere da qualche analisi sui social network. E’ consigliabile verificare che non ci sia qualcuno che abbia già creato una pagina con il nome scelto.
Attenzione alla Coerenza
3. Coerenza con mission e valori aziendali. Il nome dovrebbe cercare, per quanto possibile, di richiamare valori e mission aziendali. Non è facile affidare ad 1 o al massimo a qualche parola questa responsabilità. Ma almeno possiamo provarci.
Lo avranno fatto anche in casa Google, il cui nome trae spunto dall’inglese “googly eyes” che sta per “strizzare gli occhi”. Ed in effetti il legame con quello che Big G ci consente di fare è evidente. Il nome in questo caso esplica, anche se in maniera originale, quello che il servizio o il prodotto ci consente di fare. Un altro modo per orientarsi nella scelta di un nome.
4. Unità di logo e testo. Nome e logo di un prodotto vanno in genere a braccetto. Apple è tra gli esempi più felici di questo connubio, sfruttando un elemento tanto comune quanto singolare, la mela. E oltre a segnalare il richiamo nel nome (apple) si è scelto un elemento grafico che ne rafforza il legame e punta a colpire la memoria visiva o fotografica, la mela per l’appunto.
Ma non sempre un nome deve essere accompagnato da elementi grafici: non si spiegherebbe altrimenti la notorietà dell’intramontabile nome “Coca Cola” che resta solo nome.
Originalità e Curiosità
5. Originalità. Nella scelta del nome un pizzico di originalità non guasta mai. Un nome troppo scontato può ammazzare la curiosità. Potrebbe essere un buon punto di partenza, guardarsi intorno per capire come si sono orientati i propri diretti concorrenti. Anche per cercare elementi di differenziazione che altrimenti si rischierebbe di non introdurre.
6. Curiosità. Ci sono casi in cui non esiste una diretta correlazione tra l’attività proposta e il nome scelto a rappresentarla. Eppure proprio questa distanza, almeno apparente, può far nascere curiosità ed interesse nel consumatore, fino a spingerlo ad approfondirne la conoscenza.
Pensiamo ad esempio al “Starbucks” (che trae spunto da una Sirena presente nel romanzo Moby Dick): il nome di questa catena è noto ai più pur avendo scelto un nome apparentemente distante dall’attività proposta. Naturalmente abbiamo proposto qualche consiglio che si può tenere in considerazione nella creazione del naming. Diventa difficile seguirle tutte, ma tenere a mente qualcuno degli sopra aspetto indicati, o perlomeno sapere che ci sono cose da valutare prima di procedere con la decisione è un punto di partenza fondamentale. Provare per credere.
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