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Il Leader cambia volto

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Sembra che si sia finalmente giunti ad una svolta. Sta progressivamente mutando il volto del leader. Più giovane. Più di manico. Più informale. Di nomi se ne potrebbero fare tanti: dal giocatore Luca Toni, trascinatore nella stagione calcistica in corso della sua squadra, la Fiorentina, a Daniel Harding, direttore d’orchesta appena trentenne che a Milano ha diretto la prima della Scala . Quale il segreto di questi astri nascenti. Probabilmente la flessibilità di questi nuovi talenti. Angelo Mellone, 32 anni, politico emergente spiega che “per emergere ed evitare una leadership fine a se stessa, modello Berlusconi, devi avere continui punti di rottura”.

Ogni ambito sembra avere un suo punto di riferimento, un modello al quale ispirarsi. Da Valentino Rossi per il motociclismo mondiale, a Filippo Andreatta, 36 anni, impegnato in studi e ricerche su storia, strategie e prospettive dell’Ulivo. Anche la giovane Paola Cortellesi (classe ’73), a suo modo, è riuscita ad imporsi in tv ed in teatro anche dopo la separazione dalla Gialappa’s. Una scelta che ha spiegato con semplicità e lucidità “siamo cresciuti in teatro, abbiamo scelto strade diverse ma continuiamo a ritrovarci”.

"I nuovi leader si muovono secondo due modelli ideali" afferma Carlo Alberto Carnevale, docente di strategia alla Bocconi di Milano. "La leadership del fare e quella dell’essere. Il risultato della prima è la squadra, modello i team" di Matteo Cambi (l’imprenditore sponsor che ha creato un impero con la margherita Guru). Lo schema calcistico è: attacco pressing e marcatura. La leadership dell’essere, invece, mette in rete valori, come Jovanotti o Anna Ma ria Ortoni, e tende a fare comunità. Lo schema strategico del leader è a centrocampo e marcature a zona. La squadra ha il vantaggio di tenere fisicamente unito il gruppo per i risultati ma ha un limite temporaneo. A differenza della comunità che, con il senso di appartenenza, muove le masse”. Creare aggregazione, fare rete: questa la strada imboccata dai Subsonica, gruppo costituito da 5 torinesi, di cui nessuno ancora trentenne.

Un gruppo che non ha leader e pratica la leadership sfumata, dove nessun componente è al di sopra degli altri. Emerge per la sua posizione di cantante del gruppo Samuel, portatore di un pensiero condiviso in cui tutti difendono il proprio spazio creativo ma abili nel trovare un’identità di vedute. Insomma il segreto, sostiene il Prof. Carnevale, è nello scegliere quale posizione occupare. Essere attaccante, come Del Piero, o centrale di centrocampo, come Gattuso.

Il primo unisce alle sue grandi doti agonistiche un sistema “valoriale” astratto: per lui essere leader significa farsi interprete degli schemi di gioco dell’allenatore ed essere ispiratore per i suoi compagni (altri esempi sono nei loro rispettivi ambiti, Guccini, Colaninno e la Artoni). Il secondo contraddistinto da grande energia e fisicità, un capitano che pur non essendo attaccante è riuscito ad assumere la fascia di capitano grazie alla sua “leadership del fare”, un’azione fatta di pressing, tanto ammirato dai compagni da affermarsi come un modello da imitare.

Tratto dal Corriere della Sera – Magazine Scarica l'allegato

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