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La rincorsa italiana all’innovazione

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Gli indicatori dell’innovazione tecnologica – quali gli investimenti per la Ricerca e Sviluppo(R&S) in termini di quota del PIL, il numero di brevetti, il numero di ricercatori, la quota di investimenti – applicati alle imprese italiane mostrano che l’Italia ha accumulato un grande ritardo nella corsa verso l’innovazione.

Ciò è dovuto a diversi fattori, innanzitutto al divario esistente tra il mondo della ricerca e quello industriale, in quanto le relazioni tra questi due universi sono ancora ad un livello embrionale.

Tale situazione è dovuta al fatto che non ci sono attualmente delle imprese “science oriented o science based”, vale a dire delle imprese di dimensioni tali da assimilare il patrimonio della conoscenza che scaturisce dalla ricerca di base scientifica italiana – che, in alcuni settori, è condotta all’insegna dell’eccellenza – per convertirlo in nuovi prodotti. Tutto ciò costituisce un freno potente alla cultura dell’innovazione in Italia.

A questo si aggiungono gli scarsi investimenti in ricerca. Tra i Paesi industrialmente avanzati dell’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico), l’Italia occupa posizioni di coda non solo in termini di intensità di Ricerca & Sviluppo, ma anche in termini di tasso medio di crescita della R&S.

Ma per un’azienda innovare sul mercato non è facile. Prima di lanciarsi nella corsa all’innovazione è opportuno sapere, infatti, che il tempo necessario allo sviluppo di un prodotto assolutamente nuovo, partendo dall’idea di base per giungere fino all’immissione nel mercato, è orientativamente di 4 anni.

Un tempo che può dimezzarsi nel caso in cui si apportino dei miglioramenti rilevanti a prodotti già esistenti e può ridursi ulteriormente se si effettuano migliorie di normale entità. Con la diffusione dei mezzi messi a disposizione dalle tecnologie informatiche, quali le metodologie di produzione CAD (Computer Aided Design) e di fabbricazione CAM e FMS (Computer Aided Manutacturing e Flexible Manufacturing Systems), tale tempo è destinato a ridursi del 30% secondo le stime recenti di Abbie Griffin, stima presente in uno studio condotto su un centinaio di imprese impegnate nello sviluppo di prodotti innovativi.

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