Il credito e la liquidità per le imprese: se ne discute parecchio su come garantire alle tantissime realtà imprenditoriali italiane la sufficiente liquidità per continuare ad operare e, soprattutto, ad investire in un’ottica di competitività e sviluppo strategico di medio-lungo periodo.
Nel corso dell’ultimo anno le risorse stanziate in favore delle imprese sono state rilevanti, ma bisognerà attendere per capire come e quanto abbiano effettivamente sostenuto le imprese nel periodo della crisi. Molte PMI italiane ancora oggi arrancano strette da un progressivo aumento dei ritardi nei pagamenti ed una certa ritrosia da parte delle banche a concedere prestiti come in passato.
Il ritardo nei pagamenti è un problema molto sentito dalle imprese e può avere ripercussioni più o meno pesanti: le piccole e medie imprese milanesi e brianzole, ad esempio, in un sondaggio promosso da Fondazione 2015 – Centro Studi sulle aree metropolitane e Mercato indicano in 150 i giorni di ritardo medio nei pagamenti. Si tratta di tempi di attesa per la riscossione molto lunghi in grado di generare una crisi di liquidità e di portare, nel migliore dei casi, le imprese a rinunciare ad investire in progetti di innovazione o strategici di medio-lungo periodo e nei casi peggiori anche ad un indebitamento ed esposizione con le banche, fino alla cessazione dell’attività stessa. Gli istituti bancari, accusati di non sostenere a sufficienza il tessuto imprenditoriale nazionale, dal canto loro, dichiarano di essersi organizzati per offrire adeguato sostegno alle piccole imprese del made in Italy.
Il Gruppo Intesa Sanpaolo nel 2009 ha lanciato un programma triennale siglando una partnership con Confundustria, con l’obiettivo di garantire liquidità e capitalizzazione alla PMI. “Gli accordi che abbiamo stipulato con Confindustria e le associazioni di categoria negli ultimi mesi – afferma Carlo Berselli, responsabile direzione marketing imprese della Banca dei Territori di Intesa Sanpaolo – prevedono la promozione di una serie di misure volte a mantenere l’afflusso di credito al sistema produttivo attraverso interventi sulla liquidità e sulla patrimonializzazione delle imprese”. Unicredit, invece, ha messo in piedi delle iniziative d’intesa con Confartigianato, CNA, Casartigiani e Confcommercio. L’intesa ha l’obiettivo di sostenere le PMI in difficoltà.
Altre banche, piccole e grandi che siano, si stanno muovendo in una direzione analoga. Ma sensazione è che gli ostacoli da rimuovere per un accesso veloce al credito per le imprese, soprattutto le più deboli, siano ancora numerosi. Ne è convinto anche Prof. Selvi, presidente di Confidi-Prof, che in un intervista rilasciata al quotidiano a Repubblica spiega con una metafora abbastanza efficace “l’acqua c’è e c’è il cavallo, cioè le aziende, ma lo stalliere non gliela versa”. Di possibilità per sostenere le imprese, dunque, che ne sono tante, eppure non sempre sono adeguatamente sfruttate: “di liquidità ce n’è tanta in giro […]. Tuttavia, nonostante ciò, il credito arriva poco e male alle piccole e medie imprese”.
C’è un evidente nodo che resta da sciogliere, quello del rapporto tra le banche e le imprese. Una figura strategica potrebbe essere quella del commercialista, valido alleato delle imprese e, secondo Confidi-Prof, “cuore pulsante del sistema di accesso al credito”. Questa figura professionale potrebbe costituire un anello importante nella mediazione delle difficili relazioni banche-imprese: partendo da questa convinzione Confidi-Prof sta realizzando dei corsi di formazione insieme al Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Commercialisti. “Una buona relazione alla banca nel momento della presentazione della pratica può risolvere molti problemi di accesso al credito” conclude Salvi.