Sviluppa e implementa la politica degli approvvigionamenti a livello globale coerentemente con gli obiettivi dell'azienda. Valuta e seleziona i fornitori. Negozia le condizioni d'acquisto e definisce politiche e procedure di qualità dei prodotti o servizi. Controlla i tempi di consegna. Sono i filoni lungo i quali si muove il lavoro del global sourcing manager, una figura professionale sempre più richiesta dal mercato. Il suo iter formativo è preferibilmente di tipo economico e spesso gli viene richiesto il Cpm, ovvero la Certificazione di project management.
Per essere un buon global sourcing manager è essenziale una buona conoscenza dei prodotti oggetto di global sourcing, un'esperienza di logistica, una competenza di analisi del valore, una cultura di sistemi di qualità e un'esperienza nell'effettuare valutazioni dei fornitori. L'attitudine a operare per processi di business, la familiarità con il lavoro di team e l'ottima capacità di comunicazione completano il profilo del professionista in questione. L'inquadramento di questa figura e la sua retribuzione risentono ovviamente delle dimensioni dell'azienda e quindi del business di cui è responsabile. In linea di massima egli può essere o un quadro o un dirigente e il suo compenso lordo annuo va da 80.000 a 150.000 euro. Molto spesso parte della retribuzione è legata a specifici obiettivi di diminuzione di costi, di qualità e di tempestività.
È richiesta infine per questa figura un background di tipo universitario, ovvero una laurea specialistica in economia o ingegneria gestionale. Questo professionista rappresenta oggi un'opportunità strategica che consente di ottenere un miglioramento delle performance aziendali e un vantaggio competitivo sostenibile nel tempo. Fare delle partnership o delle scelte vincenti in tema di acquisti nei paesi a basso costo comporta, però, un alto grado di incertezza e richiede adeguate infrastrutture informative e organizzative, efficaci meccanismi di coordinamento e capacità logistiche.
Il global sourcing consiste quindi sostanzialmente nell'allargamento dei mercati di fornitura per sfruttare le opportunità offerte dai paesi a basso costo; presuppone lo sviluppo di un sistema integrato per la gestione della logistica e delle scorte, della qualità della fornitura e del monitoraggio delle prestazioni. La tendenza in tutti i settori dell'industria ad estendere su scala globale la propria base di fornitori è un fenomeno consolidato e in costante crescita. Il global sourcing è pertanto un processo con cui tutte le aziende devono confrontarsi. Sicuramente fra tutte le low cost countries, la Cina è quella che attira maggiormente le imprese rivolte a una politica di global sourcing management. Logisticamente, la Cina ha una struttura senza uguali: sei dei dieci maggiori porti al mondo sono cinesi. Il sistema organizzativo di questo paese è complesso e ben strutturato. Oggi i vantaggi non sono più solo legati ai costi, ma anche al buon livello delle infrastrutture e ad un sistema ambientale favorito da incentivi e parchi industriali.
«Il global sourcing manager fa sempre più parte della conduzione di un business a livello mondiale», spiega Pierpaolo Dalzocchio, partner di D&G Amrop Hever, società di executive search. «Di fatto un numero crescente di organizzazioni tiene sotto controllo su scala globale i costi dei trasporti, i costi degli acquisti e i contratti di lavoro per sviluppare strategie di produzione e/o di approvvigionamento al di fuori dei paesi tradizionali. Non si tratta solo di organizzazioni il cui business sia rappresentato da beni materiali, bensì anche di società di servizi o di beni immateriali come il software. Le maggiori difficoltà sono indotte da differenze linguistiche e di orari, dalle distanze, da una frequente diversa interpretazione di condizioni e termini contrattuali, dal rischio cambio, da insufficiente coerenza dei rispettivi sistemi gestionali e di controllo», aggiunge Pierpaolo Dalzocchio.
Il global sourcing ha costituito una significativa strategia di riduzione di costi per molte aziende in questi ultimi dieci anni, inizialmente nel settore manifatturiero e, più recentemente, nel settore dei servizi, in particolare nell'area Information technology. Le preoccupazioni di sicurezza nazionale hanno però indotto molte aziende a rivedere le loro strategie di global sourcing rispetto ai prodotti e ai servizi strategici.
«Il fenomeno della globalizzazione dei mercati dell'ultimo decennio ha infatti suscitato nelle imprese la necessità di utilizzare tutte le risorse disponibili a livello mondiale e il global sourcing rappresenta, oltre che un'importante leva strategica, una grande spinta innovativa per le aziende, sia sul piano organizzativo sia su quello operativo», sottolinea Filippo Loretoni, country manager StepStone Italia, società di e.recruiting. «Inoltre, come ogni processo d'internazionalizzazione, esso può risultare estremamente stimolante, poiché impone il confronto con realtà diverse e offre la possibilità di scoprire nuovi modelli culturali. Naturalmente non vi sono solo vantaggi: questi processi comportano una serie di complessità e rischi per l'azienda legati all'aumento di attori e di operazioni, alla difficoltà di controllare e di gestire processi localizzati in aree molto distanti; da qui la necessità di un manager cui affidare le attività di global sourcing», conclude Filippo Loretoni.