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Gli effetti della crisi: crolla l’occupazione

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Tra i tanti effetti della difficile situazione economica quello che più incide dal punto di vista sociale ed umano, è quello relativo ai livelli di occupazione. Anche in questo caso, con pochi numeri si può delineare un quadro abbastanza preoccupante dove si contano già milioni di posti di lavoro perduti o a rischio nel giro dei prossimi mesi:
– AREA OCSE (30 paesi con economie più industrializzate): la disoccupazione a novembre è cresciuta sfiorando il 6,5% (+0,1% rispetto ad ottobre e +0,8% rispetto a 12 mesi prima).
– USA: da novembre a dicembre la disoccupazione è salita dal 6,8% al 7,2%, con un aumento del +2,3% rispetto a dicembre 2007.
– EUROZONA: secondo gli ultimi dati diffusi da Eurostat, il tasso di disoccupazione nell'eurozona è salito tra ottobre e novembre 2008 dello 0,1% (dal 7,7% al 7,8%). A novembre 2008 i disoccupati nei 15 paesi che allora facevano parte della zona dell'euro (oggi saliti a 16) erano 17.466 milioni. Rispetto all'ottobre 2007, il numero dei disoccupati è aumentato di 274 mila unità nella Ue-27 e di 202 mila nella Ue-15.

Particolarmente difficile la situazione in Olanda (2,7%), Austria (3,8%) e Cipro (3,9%), mentre tra i paesi con il livello più alto di disoccupazione vengono segnalati Spagna (13,4%), Slovacchia (9,1%) e Lettonia (+9,0%).

Tra coloro che manifestano maggiori preoccupazioni ci sono gli irlandesi, perché l’Irlanda è il paese che ha registrato un forte e brusco rallentamento dell’economia dopo il grande boom degli ultimi anni. Dopo un periodo di grande crescita, infatti, è iniziato un periodo di calo inarrestabile. Male la situazione anche nel Nord Europa dove cresce la preoccupazione in Svezia e Regno Unito. Non va meglio in Spagna. Migliora, invece, la situazione se ci si sposta in Germania, paese ricco nonostante le difficoltà degli ultimi mesi.

ITALIA: la disoccupazione, secondo le rilevazioni Istat sta crescendo: è salita al 6,1% (+0,5% vs. 2007). A questo si aggiunge il numero persone in cassa integrazione: il ministro del welfare, Sacconi, a dicembre ha indicato che il ricorso delle imprese italiane alla cassa integrazione è aumentato del 525% rispetto allo stesso periodo del 2007.

Andando ancora in più in profondità nell’analisi del mercato del lavoro italiano è bene monitorare il tasso di occupazione che consente di capire quante persone effettivamente lavorano. Nel terzo trimestre 2008 il tasso di occupazione della popolazione in età compresa tra 15 e 64 anni è stato appena del 59%, un decimo di punto in meno rispetto a un anno prima. Il nostro Paese ha un tasso di occupazione nazionale nettamente inferiore alla media dei Paesi UE (65,4%) ed è ancora lontanissimo dagli obiettivi di Lisbona. Esistono inoltre grandi differenze tra l’occupazione:
– maschile: 70,7% contro il 71,3% di un anno fa
– femminile: è cresciuta ma resta molto più bassa rispetto a quella maschile (il 47,2%).
Per il 2009 l'Ocse prevede un ulteriore calo dell’occupazione ed una perdita per l’Italia di ben 400mila posti di lavoro ed un tasso di disoccupazione che sfiorerà l'8%. Ancora più pessimistiche sono le stime del Centro studi di Confindustria che prevede 600 mila posti persi ed un tasso di disoccupazione dell'8,4%.

AMMORTIZZATORI SOCIALI – l'Ocse ha calcolato il tasso di sostituzione rispetto al salario, ovvero il valore degli aiuti ai senza-lavoro di lungo termine (oltre 60 mesi) al netto delle tasse, includendo l'assegno di disoccupazione, l'assistenza sociale e gli eventuali aiuti per casa e carichi di famiglia. Se un lavoratore danese perde il posto di lavoro, dopo 60 mesi riceve contributi e sussidi da parte dello stato pari al 79% dell’ultimo stipendio percepito. Questa percentuale scende al 75% della Svizzera, al 70% della Svezia sino al misero 7% dell’Italia al quart'ultimo posto in Europa.

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