Assicurare l'export costa più che un anno fa ed i premi, almeno per ora, non accennano a tornare ai livelli pre-crisi. Neanche se il rapporto di lavoro si instaura con gli operatori più virtuosi, quelli che non hanno mai mancato il pagamento di una fornitura. A far lievitare i costi secondo le società di assicurazione dell'export è stato il boom di sinistri di pagamento, ovvero quando un cliente è fallito o ha difficoltà a ricevere credito per pagare la merce.
«Nel primo semestre 2009 – secondo Massimo Falcioni, direttore centrale di Euler Hermes Siac – i tassi del comparto assicurativo credito sono stati riallineati all'incremento del 52% dei sinistri rispetto all'anno precedente. Si tratta di un riequilibrio tecnico. Non significa che le compagnie assicurative guadagnano di più. Rimane comunque un tasso contenuto rispetto al costo complessivo che un imprenditore sosterrebbe se cercasse altre soluzioni, come la lettera di credito, o se decidesse di selezionare da solo la clientela».
Esportare è quindi un'attività rischiosa e l'accesso al trade finance rimane difficile. «Nonostante il mercato del credito abbia, negli ultimi mesi, significativamente corretto gli eccessi mostrati nell'ultimo inverno – dice Pier Giorgio D'Ignazio, responsabile risk management di Sace – i livelli dei premi non sono ancora tornati ai livelli pre-crisi. Il costante aumento dei sinistri ha un impatto sui conti tecnici delle assicurazioni del credito, che non può, anche per gli operatori più virtuosi, non avere impatti sulle tariffe applicate».
Ci si muove in un clima generalizzato di cautela ed incertezza. «Sui mercati – fa notare Samuel Pengel, country manager per l'Italia di Atradius – si opera con una sempre maggiore attenzione alla valutazione della solvibilità dei clienti, ai bilanci, ai termini di pagamento accordati, ai tempi di incasso. Segno di una sempre maggiore consapevolezza che il rischio di non incassare i propri crediti può compromettere la sopravvivena stessa della propria attività. Rispetto a un anno fa il costo della copertura assicurativa credito ha registrato incrementi oscillanti tra il 20 e il 50 per cento, a seconda del relativo profilo di rischio e delle condizioni economiche dei mercati e dei settori di riferimento».
L'aumento dei sinistri di pagamento colpisce maggiormente i settori tradizionali del made in Italy, come il tessile, il mobile-arredamento, la ceramica, ma sono esposti anche la componentistica e l'accessoristica auto, gli elettrodomestici e il settore edile.
Le difficoltà riguardano molti mercati considerati maturi, come Regno Unito, Spagna, Francia e Stati Uniti e, tra quelli emergenti, anche i paesi dell'Est europeo.
L'aumento dei costi di assicurazione ha fatto crescere ulteriormente il gap esistente tra le aziende italiane più grandi e le multinazionali che riescono a sostenere i costi dell'assicurazione del credito e quelle che, più piccole, sono costrette o quasi a farne a meno. Secondo stime Euler Hermes, il livello di penetrazione dell'assicurazione del credito tra le big era del 38% a fine 2008, ed è salito al 42-43% nel primo semestre 2009 perché i grandi operatori, soprattutto di energia e grande distribuzione, hanno fatto tutti ricorso allo strumento assicurativo e hanno allargato il fatturato assicurabile. Perle imprese di medie dimensioni, invece, la propensione all’assicurazione resta sostanzialmente invariata. Un evidente calo (-9% circa) caratterizza il ricorso alle polizze-scudo da parte delle piccole e delle micro aziende, che per crisi di liquidità "tagliano" le spese assicurative.
fonte: Il Sole 24 Ore