L’innovazione tecnologica è oggi più che mai un fattore di successo ed è confermato dal fatto che il ciclo di vita di un prodotto è attualmente di alcuni mesi – al massimo, di qualche decina di mesi – a seconda del settore industriale coinvolto.
Questo significa che un’impresa che non si adatta ai ritmi attuali dell’innovazione è destinata a trovarsi in posizione di sopravvivenza o addirittura di agonia, che la mette fuori gioco nel mercato.
E’ stato dimostrato, in uno studio che coinvolge il numero di brevetti insieme al altri fattori, che occorrono circa 3.000 idee innovative per ottenere un solo prodotto innovativo di successo! Al filtro delle idee innovative, va aggiunto il tempo di sviluppo ed il costo complessivo del nuovo prodotto fino alla sua effettiva commercializzazione.
Un’impresa deve dunque adottare una strategia di innovazione adeguata per non avviare più progetti innovativi di quanti è capace di portare effettivamente a termine o progetti che richiedono risorse non disponibili o ancora che coinvolgono obiettivi diversi.
Un indice che fornisce una misura della quantità di beni acquistabili dai consumatori (anche se non è una misura veramente attendibile del tenore di vita), è il PIL, Prodotto Interno Lordo, di una nazione. Esso corrisponde al “valore dei beni e servizi prodotto complessivamente sul territorio nazionale in un anno e stimato sulla base del prezzo d’acquisto da parte del consumatore finale”.
In pratica, si usa il PIL medio pro capite, che negli ultimi 30 anni è cresciuto costantemente su scala mondiale, sia nelle nazioni ad economia avanzata che in quelle in via di sviluppo. Il legame tra PIL e innovazione tecnologica fu stabilito già nel 1957 dall’economista Robert Merton Solow (Premio Nobel per l’economia nel 1981), secondo il quale l’innovazione tecnologica aumenta la produzione a parità di lavoro e capitale.
Ciò spiega perché la crescita temporale del PIL non è imputabile soltanto al lavoro ed al capitale coinvolti ma anche e soprattutto all’innovazione tecnologica. Questo moltiplicatore della crescita del PIL legato all’innovazione è detto anche residuo statistico o residuo di Solow in onore di colui che lo ha scoperto.